di Ernesto Ferrero, Presidente del Centro Internazionale di Studi Primo Levi
In dieci anni di lavoro, il Centro internazionale di studi Primo Levi ha contribuito in maniera decisiva all’esplorazione e alla mappatura di un continente letterario che non smette di sorprenderci. Nell’anno centenario della nascita, quello che era stato inizialmente confinato nella categoria del testimone, con il procedere delle ricerche e con lo sguardo lungo che il tempo consente si è rivelato uno scrittore tra i più grandi del Novecento non solo italiano. Un autentico classico contemporaneo, cioè un autore, come diceva il suo amico Italo Calvino, che non ha mai finito di dire quel che ha da dire. Un punto di riferimento ineludibile per l’etica contemporanea.
L’immagine ormai largamente accettata che abbiamo di Primo Levi è quella di un poliedro che possiede un numero di lati ancora imprecisato, da tanti che sono. In lui si realizza la perfetta compenetrazione di cultura scientifica e tradizione letteraria, arricchita dagli apporti delle più svariate curiosità, conoscenze e competenze, tutte praticate con una modestia pari alla profondità: dalla storia all’antropologia, dalla linguistica alla zoologia, dall’etologia alla botanica. Narratore, saggista, poeta, traduttore, inventore di rebus e giochi linguistici, ha dato dignità letteraria al piacere del lavoro ben fatto, del “pensare con le mani”. Un maestro di contaminazioni, ibridazioni, intrecci, innesti, in cui l’arte combinatoria che è propria della chimica investe e arricchisce molteplici ambiti creativi.
Nella poesia Sidereus Nuncius, Galileo si vanta d’aver costruito un cannocchiale e si definisce “uomo dotto ma di mani sagaci”. È una qualifica che si attaglia perfettamente a Primo Levi, alla sua sapienza capace di tradursi in gesti esatti e concreti, di maneggiare le parole e la materia con lo stesso rispetto empatico. In lui il filo della scrittura è diventato spontaneamente filo di rame con cui costruire animali reali e immaginari che obbediscono al suo mai spento desiderio di contribuire a una Creazione sempre aperta, in progress. Tra le tante lezioni cifrate nelle sue pagine c’è l’allegra tensione del tecnico-artigiano-artista che non si stanca di sperimentare nuovi linguaggi. Questa mostra, forse inattesa e imprevedibile per molti suoi lettori, ce lo fa capire e amare ancora di più.