Lo sviluppo della rete fognaria di Milano dal 1880 al 1910 attraverso i disegni originali
Mostra terminata – di seguito puoi scoprire cosa è stato raccontato
Dal 5 luglio al 28 settembre 2023 la Centrale dell’Acqua di Milano ha ospitato “Una rivoluzione sotterranea” la mostra dedicata allo sviluppo della rete fognaria di Milano dal 1880 al 1910.
Un’esposizione di 22 riproduzioni di tavole originali selezionate tra gli oltre 40 disegni presenti nell’archivio storico di MM che raccontano il Progetto per la fognatura generale della città redatto nel 1890 dall’ingegner Felice Poggi e i primi anni della sua applicazione.
Una collezione che testimonia la storia e lo sviluppo della rete fognaria milanese e che trova spazio presso la Centrale dell’Acqua di Milano, il museo d’impresa di MM, società che – oltre un secolo dopo dall’opera dell’ingegner Poggi – gestisce il Servizio Idrico Integrato di Milano da 20 anni.
La mostra: dove e quando visitarla
Mostra terminata
Dal 5 luglio al 28 settembre presso la Centrale dell’Acqua di Milano, Piazza Diocleziano, 5.
Scopri come raggiungerci.
Per informazioni scrivere a cami@mmspa.eu.
Le tavole in mostra
Le tavole riprodotte in questa mostra provengono dal Fondo documentale storico delle Acque reflue di MM S.p.A. e risalgono al periodo compreso tra il 1888 e il 1909. Riguardano una selezione degli oltre 40 disegni presenti nell’archivio e raccontano il Progetto per la fognatura generale della città redatto nel 1890 dall’ingegner Felice Poggi e i primi anni della sua applicazione.
Queste tavole sono particolarmente preziose perché, con una grafica chiara e dettagliata, testimoniano la profondità e l’accuratezza degli studi che precedettero e improntarono il Progetto, indagando puntigliosamente l’assetto idrogeologico del territorio milanese, le condizioni climatiche e la struttura urbana esistente e quella prospettata dal Piano Regolatore Beruto (si tratta del primo piano regolatore della città di Milano, entrato in vigore nel 1889).
Sono illustrati i particolari costruttivi innovativi adottati per le nuove canalizzazioni, le metodologie di calcolo idraulico, il riassetto del sottosuolo e delle sedi stradali, nonché un dettagliato studio delle reti domestiche.
La metodologia adottata, oltre a divenire un punto di riferimento generale per lo studio e la progettazione dei sistemi di drenaggio urbano, tracciarono le linee di sviluppo della rete milanese fino ai giorni nostri.
Alcune di queste tavole vennero probabilmente esposte nel Padiglione del Comune di Milano alla Esposizione Universale di Milano del 1906.
Storia della rete dei canali sotterranei di Milano
Nella seconda metà del XIX secolo lo sviluppo industriale ha determinato un rapido incremento della popolazione delle principali città europee, compresa Milano, i cui abitanti, tra il 1861 e il 1901, passarono da 192.000 a 490.000.
Il rapido e disordinato sviluppo urbano rischiava di aggravare i problemi igienico sanitari già presenti negli insediamenti preesistenti, favorendo la diffusione di gravi epidemie che, proprio in quegli anni, si registrarono in Italia e in Europa.
Milano era allora in gran parte racchiusa all'interno della cerchia dei Bastioni spagnoli, ancorché circondata da numerosi sobborghi chiamati “Corpi santi”. La città era attraversata da una fitta rete di canali e gli edifici esistenti immettevano i loro scarichi direttamente nei pozzi neri o nei corsi d'acqua o tramite tombini stradali.
A partire dal 1866, si accese un vivace dibattito che portò alla decisione di definire un Piano Regolatore per regolare lo sviluppo urbano e per salvaguardare la salute pubblica.
Nel 1883, la Giunta Municipale affidò la sua realizzazione all’Ingegner Cesare Beruto, allora responsabile dell'Ufficio Tecnico del Comune, il quale completò il progetto tra il 1888 e il 1889.
Tra i principali obiettivi del Piano Regolatore rientravano la costruzione di un nuovo acquedotto pubblico e la realizzazione di un efficiente sistema fognario.
A tal fine, presso l'Ufficio Tecnico Municipale, venne costituita una sezione speciale per la stesura del Progetto Generale della rete di fognatura della città, il quale verrà completato nel 1890 sotto la direzione dell'Ingegner Felice Poggi.
Il Progetto interessava il bacino di 2.560 ettari ed era delimitato dai viali dell'attuale circonvallazione. Lo stesso venne concepito sulla base delle esperienze e dei sistemi adottati nelle principali città europee, ma anche tenendo conto delle peculiari criticità del territorio milanese: la presenza di un fitto reticolo di corsi d'acqua e di una falda superficiale, la scarsa pendenza del suolo e l'assenza di un recapito adeguato allo smaltimento delle consistenti portate provenienti dalla città in tempo di pioggia.
Era prevista la realizzazione di un sistema di canalizzazioni, realizzato indipendentemente dal preesistente reticolo dei corsi d'acqua, del tipo cosiddetto “unitario”, ovvero concepito per raccogliere sia le acque usate sia le acque di pioggia in un unico condotto sfruttando la naturale pendenza del suolo.
Per lo smaltimento delle acque di rifiuto provenienti dall’area urbana in rapida espansione, furono utilizzati i prati marcitoi, o marcite, esistenti già da alcuni secoli a valle della città (i prati possono dirsi coltivati a marcite quando sono percorsi da un velo d'acqua in costante movimento). A partire dall’epoca medievale, le marcite erano irrigate dalla Roggia Vettabbia e raccoglievano gli scarichi della città.
Le acque reflue, ricche di sostanze fertilizzanti (azoto, fosforo, potassio e calcio), scorrendo lentamente sulla superficie dei prati marcitoi, erano soggette ad un’intensa aerazione che favoriva la progressiva separazione e il deposito sul terreno delle sostanze nutrienti contenute, subendo contestualmente un'efficace depurazione biologica naturale.
La validità della scelta venne sostenuta da studi e analisi di carattere fisico, chimico e batteriologico svolti da commissioni municipali che monitorarono l’efficacia e la sicurezza igienico-sanitaria di questo sistema di depurazione naturale nel corso dei decenni successivi.
Per lo smaltimento delle acque di origine meteorica vennero adottati condotti di ampie dimensioni, che ne facilitavano la manutenzione, con una diffusa rete minore costituita da tubazioni interconnesse fra loro.
Ciò consentiva di ottenere un elevato volume di invaso distribuito nel sottosuolo in grado di accumulare al suo interno consistenti volumi di acque durante le piogge, con lo scopo di limitare e ritardare la loro immissione nei corsi d'acqua scongiurandone le esondazioni.
Nei decenni successivi il progetto verrà più volte aggiornato per adeguarlo alle varianti introdotte nel Piano Regolatore (1902) e per recepire gli importanti contributi scientifici di due Commissioni comunali istituite nel 1901 e coordinate rispettivamente dagli ingegneri idraulici Ettore Paladini e Gaudenzio Fantoli, del Politecnico di Milano, e dal chimico Angelo Menozzi insieme all’igienista Angelo Celli.
Sulla base dell’esperienza e dei contributi dei nuovi studi si arriverà alla stesura, nel 1911, del Piano di Ampliamento che definirà le linee guida per lo sviluppo futuro dell’intero sistema di fognatura cittadino.
Ulteriori interventi significativi di pianificazione della rete furono progettati nel 1923, ad opera dell’ingegnere comunale Giuseppe Codara, in occasione dell’aggregazione di 11 comuni limitrofi alla città di Milano. A questi territori fu esteso il sistema fognario milanese.
Oggi la rete di fognatura di Milano raggiunge uno sviluppo complessivo di circa 1.600 chilometri di condotti che sottendono una superficie urbana di circa 12.000 ettari.
Il suo sviluppo, caratterizzato dalla costante attenzione alla corretta progettazione e alla scelta di tecnologie e materiali adeguati costituisce ancora oggi un apprezzato modello di funzionalità efficienza e resilienza.
Dal 2003 la rete fognaria milanese è stata integrata con un avanzato sistema di depurazione delle acque che consente il loro riutilizzo in agricoltura, ripristinando quel virtuoso ciclo urbano dell’acqua che un tempo svolgeva il sistema delle marcite.
In Europa, Milano rappresenta l’esempio più significativo di riutilizzo in agricoltura delle acque reflue urbane depurate: circa il 90% delle acque di rifiuto prodotte dai suoi abitanti, depurate negli impianti di Milano Nosedo e Milano San Rocco, sono destinate all’irrigazione di un vasto comprensorio a valle della città con significative ricadute sulla qualità della produzione agricola.
L'ingegner Felice Poggi
All’Ingegner Poggi (Firenze 1855 – Milano 1919) si deve il Progetto per la fognatura generale della città e dell’acquedotto di Milano. Nel 1890 presentò alla Giunta Comunale il progetto nel quale era stata studiata l’estensione della conduttura d’acqua potabile a tutta la città interna.
L’analisi effettuata prevedeva la posa di 79,6 km di tubazioni. Il 19 luglio 1890, il Consiglio Comunale, presieduto dal sindaco Giulio Belinzaghi (1818-1892), approvò il progetto all’unanimità, autorizzandone la progressiva esecuzione.
Curò la riforma delle strade e introdusse i marciapiedi rialzati.
Negli ultimi anni della sua attività affrontò il tema della navigazione interna dedicandosi allo studio e alla progettazione del porto di Milano e alla costruzione di un canale navigabile tra Milano e il Po.
Il sistema Poggi è ancora oggi alla base del funzionamento della rete dell’acquedotto di Milano.
Milano, per ricordare l’Ingegner Poggi, gli ha dedicato una via nella zona Città Studi e con un busto collocato all’interno di uno degli uffici del Comune di Milano.
L'ingegner Maurizio Brown - Curatore della mostra
Maurizio Brown (1950), ingegnere opera dal 1980 presso il Servizio Fognature e Corsi d’acqua del Comune di Milano di cui assume la direzione nel 1994.
Dal 30 giugno 2003, dopo il trasferimento del Servizio Idrico Integrato a Metropolitana Milanese SpA, fino al 2013 è responsabile della Direzione Acque Reflue del Servizio Idrico Integrato presso questa Società.
Dal 2000 a l 2005 è membro dell’Ufficio del Commissario delegato per la realizzazione del sistema di depurazione delle acque reflue della Città di Milano.
Dal 2013 al 2015 è membro del Comitato Scientifico del Comune di Milano per la riapertura dei Navigli Milanesi.
Fino al dicembre 2022 è membro della Commissione Ambiente dell’Ordine degli ingegneri della Provincia di Milano.
Autore di “Viaggio nel sottosuolo di Milano tra acque e canali segreti” (con Antonio Gentile e Giampiero Spadoni, 1990); “L’Oro di Milano: usi agricoli e sociali delle acque milanesi” (con Maria Antonietta Breda e Pietro Redondi, 2016); “Dalle Marcite ai bionutrienti. Passato e futuro dell’utilizzazione agricola delle acque usate di Milano” (con Pietro Redondi, 2016); “La soppressione del Naviglio interno di Milano” (Milano Città delle Scienze”, Cantieri aperti, Articoli e saggi milanocittadellescienze.it 8 aprile 2018) e “Una storia Civile. Dal Naviglio Interno all’idrovia Milano - Mare” (con Pietro Redondi, 2021).