
L’identità è la struttura elementare del comportamento umano. È essenziale però sostenere che è nel movimento continuo tra ciò che si pensa e si sente di essere e ciò che si introietta dalle relazioni che si vivono con gli altri e il mondo che si diventa quello che si è.
Ugo Morelli propone dunque un neologismo: la diventità. Noi siamo vivi fintanto che diveniamo. Il costrutto dell’identità scolorisce: ciò che abbiamo bisogno di mettere al centro nel processo di individuazione è un continuo divenire. Anche un semplice dialogo ci cambia, pur se impercettibilmente. Che cosa rimane quindi dell’identità? Progressivamente non ha più un correlato neurocognitivo, se non esperienziale e storico. L’identità è solo un simulacro che noi esibiamo continuamente, l’esigenza di riconoscersi in una persistenza: un’esigenza comprensibile, ma che diviene problematica quando si irrigidisce e l’identità viene usata non tanto -o solo- per il riconoscimento di una persona e il prosieguo della propria individuazione, ma trascurandone l’aspetto fondamentale: è nell’emergenza che ci si reindividua continuamente. Un meccanismo di difesa che produce conformismo: questa istanza conformista è il risultato dell’indifferenza verso il mondo esterno, che però in realtà è condizione stessa della nostra esistenza. "Il problema è che il conformismo satura. Queste sono le problematiche che derivano dalla pratica dell’indifferenza quando l’identità pretende di fissare la realtà, se stessi, il rapporto con il mondo, una strategia, a un momento dato, precludendo ogni forma di cambiamento e di adattamento, vivendolo addirittura come rischio o nemico. Da quella scena scompare la creatività, e scompare l’innovazione, che esige discontinuità, disobbedienza all’ordine costituito".
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Ugo Morelli è un saggista e psicologo italiano. Insegna Scienze Cognitive applicate al paesaggio e alla vivibilità al DIARC dell’Università Federico II di Napoli. Già professore presso le Università degli Studi di Venezia e di Bergamo, è autore di un ampio numero di pubblicazioni.
Il suo ultimo volume è "Francesco Novara. Il lavoro non è più quello di un tempo" (con Giuseppe Varchetta, Guerini, 2021).
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